All’inizio del 1944 la situazione politica italiana è in stallo: accomunati dall’opposizione all’occupante tedesco e al suo alleato fascista, il Governo del Sud (trasferitosi il 12 febbraio a Salerno) e il Cln appaiono nettamente divisi; e questo ostacola la lotta di Resistenza.
Nella notte fra il 3 e il 4 marzo 1944 Stalin e Togliatti si incontrano a Mosca per parlare della situazione italiana, alla presenza di Molotov e Vyshinskij. Il giorno dopo Togliatti informa Dimitrov, ex segretario del Comintern, e fa presente la necessità di un cambio di linea del Pci, con l’avvicinamento al governo per consolidare l’unità antifascista e intensificare la guerra contro i nazisti. Alla base di questo nuovo atteggiamento, oltre alla nuova strategia di Stalin e alla lungimiranza politica togliattiana, non è estraneo il lavoro svolto dal segretario generale del Ministero degli Esteri, Renato Prunas e dal suo collaboratore Raimondo Manzini al fine di sottrarre l'Italia dalla morsa alleata.
Il 14 marzo, per prima, l’Unione Sovietica riconosce ufficialmente il governo Badoglio. Inglesi e americani rimangono spiazzati.
Intanto “Ercoli” si mette in viaggio per l’Italia e dopo essere passato per l’Egitto e l’Algeria, nel pomeriggio del 27 marzo 1944 sbarca a Napoli. Dopo esser transitato dal comando alleato, si reca immediatamente alla sede della federazione comunista di Napoli dove si incontra con alcuni compagni, tra i quali Velio Spano e Eugenio Reale.
Il 30 marzo l' “Isvestia” pubblica un lungo ed acuto articolo sulla situazione italiana, che apre a inedite prospettive.
Il 31 Togliatti interviene al Consiglio nazionale del Pci indicando la nuova linea concordata con Stalin.
Poi, l’11 aprile tiene , nel cinema Modernissimo di Napoli, il famoso discorso passato alla storia come “svolta di Salerno”: in quella occasione sostiene infatti esplicitamente la necessità di un governo antifascista unitario per concentrare gli sforzi e vincere la guerra , anche al costo di mettere momentaneamente da parte la pregiudiziale anti-monarchica.
Le conseguenze sono immediate: la mossa del Pci porta al superamento delle pregiudiziali socialiste e azioniste; e il nuovo governo di “unità nazionale” viene formato a Salerno il 22 aprile 1944. Oltre a tecnici e militari, ne fanno parte a pieno titolo i partiti antifascisti: presidente del consiglio è Badoglio, con Togliatti vicepresidente. Tra i ministri ci sono i liberali Croce e Arangio Ruiz, i democristiani Rodinò e Aldisio, i socialisti Mancini e Cerabona, l’altro comunista Gullo, l’ azionista Omodeo e il repubblicano Sforza.
A Vittorio Emanuele III viene imposto, con la mediazione di Enrico De Nicola, il ritiro dalla vita politica attiva mediante la nomina, il 12 aprile, di un Luogotenente generale; e la questione istituzionale viene rinviata a dopo la fine della guerra.
Il governo durerà poco più di un mese, fino alla liberazione di Roma di inizio giugno, che aprirà la strada al governo Bonomi, piena espressione del Cln.
Ma la “svolta” sarà anche il simbolo del realismo di Togliatti e una leva propagandistica per la sua prospettiva di azione nazionale.
FASE III - Dal 01/01/1944 al 03/06/1944
Linea Gustav
Togliatti e Stalin. Il Pci e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca. Il Mu,ino, Bologna 1997
Mario Spagnoletti, a cura di, Togliatti e C.L.N. del sud: la svolta di Salerno nei verbali della Giunta esecutiva permanente, Sapere 2000, Roma 2007
Alexander Höbel - Salvatore Tinè, a cura di, Palmiro Togliatti e il comunismo del Novecento, Carocci, Roma 2016