Dopo la svolta del 25 luglio 1943, il Re e Badoglio si attivano per trattare con gli alleati.
Avallano quindi le trattative già intessute da Maria Josè ; e inviano a Lisbona il generale Castellano.
Questi, dopo alcuni disguidi, riesce a incontrare gli alleati il 19 agosto: sono presenti l'ambasciatore britannico Ronald Campbell e i due generali inviati nella capitale portoghese dal generale Eisenhower, lo statunitense Walter Bedell Smith e il britannico Kenneth Strong.
Castellano riparte il 23; e il giorno dopo arrivano il generale Rossi e il generale Zanussi, alimentando i dubbi degli alleati sia sul coordinamento delle autorità italiane, sia sulla loro credibilità (Zanussi era stato addetto militare a Berlino).
Il 30 agosto Castellano vede Badoglio. Intanto gli alleati hanno fatto giungere tramite il Vaticano una richiesta di incontro in Sicilia. Castellano viene quindi inviato a negoziare, chiedendo di conoscere i piani alleati .
Il 31 agosto giunge a Termini Imerese e viene portato a Cassibile, vicino Siracusa. Qui incontra gli alleati, chiedendo uno sbarco alleato a nord di Roma e una azione dei paracadutisti nella capitale prima della firma. Gli alleati rifiutano qualunque condizione, salvo l’invio di 2.000 unità paracadutate su Roma per la difesa della Capitale, già in parte prevista dai loro piani. Comunicano che in ogni caso qualunque intervento sarebbe stato contemporaneo e non precedente alla proclamazione dell'armistizio.
Il 1 settembre Castellano è a Roma per riferire a Badoglio. Ci sono anche il ministro degli esteri Raffaele Guariglia e i generali Vittorio Ambrosio e Giacomo Carboni; quest’ultimo ritiene impossibile la difesa della capitale senza aiuti alleati. Badoglio viene poi ricevuto dal re, che decide di accettare le condizioni dell'armistizio.
Viene inviato un telegramma; e il 2 settembre Castellano riparte per Cassibile, per confermare la posizione italiana. Seguono alcune schermaglie diplomatiche, perché Badoglio rifiuta di firmare altre deleghe. Solo alle 16.30 del 3 giunge un telegramma ufficiale, che conferma la delega di firma a Castellano e informa che la dichiarazione di autorizzazione era stata già depositata presso l'ambasciatore britannico in Vaticano D'Arcy Osborne.
A quel punto si procede alla firma del testo dell'armistizio 'breve', che ha luogo alle 17 in una tenda presso un uliveto di proprietà della baronessa Liliana Sinatra Grande, nella contrada Santa Teresa Longarini di Siracusa, distante 3 km dal borgo di Cassibile.
Appongono la loro firma il generale Castellano, a nome di Badoglio, e Walter Bedell Smith (futuro direttore della CIA) a nome di Eisenhower.
Alle 17,30 il testo risulta firmato. Viene allora bloccata in extremis la partenza di cinquecento aerei già in procinto di decollare per una missione di bombardamento su Roma. Harold Macmillan, il ministro britannico distaccato presso il quartier generale di Eisenhower, informa subito Churchill .
A Castellano vengono solo allora sottoposte le clausole contenute nel testo dell'armistizio 'lungo', facendo presente che esse erano legate alla effettiva collaborazione italiana alla guerra contro i tedeschi.
Nel pomeriggio dello stesso 3 settembre Badoglio si riunisce con lo stato maggiore dell’esercito, senza accennare all’armistizio.
Decisiva è a questo punto la questione della publicizzazione della firma, poiché l’atto stabiliva la sua entrata in vigore solo dal momento dell’annuncio .
Nelle prime ore del 7, dopo un bombardamento aeronavale delle coste calabresi, ha inizio lo sbarco di soldati della 1ª Divisione canadese e di reparti britannici nei pressi di Reggio; si tratta di un imponente diversivo per concentrare l'attenzione dei tedeschi molto a sud di Salerno, dove avrebbe avuto luogo lo sbarco principale.
Due americani, il generale di brigata Maxwell D. Taylor e il colonnello William T. Gardiner, vengono inviati in segreto a Roma per verificare le reali intenzioni degli italiani e la loro effettiva capacità di supporto per i paracadutisti americani. La sera del 7 incontrano il generale Carboni, che chiede di rinviare l'annuncio dell'armistizio. Gli americani chiedono di vedere Badoglio, il quale conferma la volontà italiana di posporre.
Eisenhower, avvisato dei fatti, è deluso e arrabbiato. Fa annullare l'azione su Roma dei paracadutisti, già decollati parzialmente dalla Sicilia; e decide di rendere comunque pubblico l'armistizio.
Alle 18:30 dell'8 settembre lo annuncia quindi dai microfoni di Radio Algeri.
Alle 18:45 un bollettino della Reuters raggiunge Vittorio Emanuele e Badoglio al Quirinale, costretti ad adeguarsi.
Alle 19.42 Badoglio conferma la notizia dai microfoni dell'EIAR.
Intanto Hitler, il 7 settembre, aveva chiesto al suo comando di formalizzare in un ultimatum le pressanti richieste che i comandi militari tedeschi avevano rivolto al comando supremo italiano. L'ultimatum doveva essere firmato il 9 settembre, ma l'annuncio dell'armistizio lo rende inutile. Scatta però l’operazione Achse, già predisposta dai tedeschi sin dal 25 luglio: vengono occupati tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale.
L'annuncio dell'armistizio e l’invasione tedesca colgono del tutto impreparate le forze armate italiane, che sono prive di ordini operativi.
Invece il mattino del 9, di fronte alle prime notizie di un'avanzata tedesca verso Roma, il re, la regina, il principe ereditario, Badoglio, due ministri del Governo e alcuni generali dello stato maggiore fuggono dalla capitale. Il gruppo si imbarca a Ortona e raggiunge Brindisi già liberata.
La maggior parte delle truppe italiane viene fatta prigioniera e mandata nei campi di internamento in Germania; il resto si sbanda , tentando di rientrare al proprio domicilio. Una parte va a costituire i primi nuclei del movimento di Resistenza.
L’8 settembre 1943 rappresenta dunque un momento tragico della storia nazionale; ma più che la “morte della patria”, come pure è stato definito, segna la fine dell’Italia fascista e monarchica. Ed è la “tragedia necessaria”, da cui prende avvia il riscatto costituito dalla Resistenza, per la costruzione di una nuova patria libera e democratica.
Le condizioni armistiziali verranno compiutamente definite il 29 settembre 1943 nelle acque di Malta, sul quadrato della nave britannica “ Nelson ”, dove si riuniscono per gli “alleati”, il gen. Eisenhower, l'ammiraglio Cunningham, il gen. MacFarlane, il gen. Gorth; per l'Italia il Maresciallo Badoglio, il gen. Ambrosio, il gen. Roatta, il gen. Sandalli, l'ammiraglio De Courten.
In quella occasione viene firmato l'atto definitivo dell'armistizio italiano, intitolato “Condizioni aggiuntive di armistizio con l'Italia”, che integrava il documento del 3 e sanciva una vera e propria “resa incondizionata”. Contestualmente gli alleati chiedono all’Italia una dichiarazione di guerra alla Germania, che verrà ufficializzata il 13 ottobre successivo.
FASE II - Dal 08/09/1943 al 31/12/1943
Sud e Isole
Elena Aga.-Rossi, Una nazione allo sbando, Il Mulino, Bologna 1996
Alberto Melloni, a cura di, Ottosettembre 1943: le storie e le storiografie, Diabasis, Reggio Emilia 2005
Leonardo Salvaggio, L' armistizio di Cassibile, Siracusa 2016