Nata in una famiglia operaia, già nel 1914 è impiegata in un'azienda di forniture militari; ed è nell’ambiente di lavoro che fa le sue prime esperienze di protesta e si sveglia «sempre più alla coscienza politica». Frequenta un circolo culturale socialista, dove segue un corso da infermiera, e nel 1920 prende parte al movimento di occupazione delle fabbriche. Entrata nel Partito comunista d’Italia, nel 1924 sposa un compagno delle officine Viberti, da cui ha due figli. Negli anni del regime svolge propaganda clandestina per il Partito e prende parte agli scioperi operai del marzo 1943.
Dopo l’8 settembre si prodiga immediatamente nell’opera di assistenza agli sbandati, quindi dei partigiani, recuperando maglie e generi alimentari. Quando il figlio maggiore fugge nelle Langhe e si aggrega a un gruppo partigiano operativo in Val di Lanzo, inizia a operare con i Gruppi di difesa della donna e diviene membro del CLN di fabbrica. Nelle case ritenute sicure organizza sedi clandestine di pronto soccorso per curare gappisti e partigiani feriti. Durante la liberazione di Torino è nominata responsabile dell’assistenza sanitaria per i quartieri cittadini dell’Oltrepò.
Nonostante nel dopoguerra non riceva alcun riconoscimento pubblico, persevera nel suo impegno politico collaborando con i Comitati di solidarietà democratica, per dare aiuto «ai partigiani ingiustamente perseguitati dalle leggi ancora fasciste».
FASE I - Dal 10/06/1940 al 07/09/1943
FASE II - Dal 08/09/1943 al 31/12/1943
FASE III - Dal 01/01/1944 al 03/06/1944
FASE IV - Dal 04/06/1944 al 12/11/1944
FASE V - Dal 13/11/1944 al 08/04/1945
FASE VI - Dal 09/04/1945 al 02/05/1945
FASE VII - Dal 03/05/1945 al 03/06/1946
Nord Ovest
Antifascismo e Resistenza
La Resistenza civile
La memoria della Resistenza: il paradigma antifascista
A.M. Buzzone, R. Farina, La Resistenza taciuta, Milano 1976, 69-71