L’inverno 1944-1945 è caratterizzato a Torino da una esplosione di violenza repressiva , che colpisce in particolar modo gli operai che si rifiutano di seguire le direttive fasciste.
A inizio di aprile del 1945 scatta però l’offensiva alleata sulla Linea Gotica. I vertici della Resistenza, pur resi cauti da quanto era avvenuto l’anno prima, si preparano all’insurrezione per anticipare la liberazione delle città del nord.
Dopo gli scioperi milanesi del 28 marzo, anche il Comitato di agitazione torinese studia una grande manifestazione dimostrativa.
A metà aprile il fronte partigiano si mobilita, con puntate offensive che dai territori liberi arrivano fino in città. Numerose anche le diserzioni nelle file fasciste.
La pressione degli eventi spinge a superare le titubanze della componente moderata: i democristiani sono contrari, i socialisti favorevoli, ma premono per non uscire dalle fabbriche
Lunedì 16 aprile pomeriggio viene comunque proclamato lo sciopero generale insurrezionale.
I fascisti reagiscono arrestando 18 ferrovieri; ma poi le loro forze risultano impegnate a contenere la pressione partigiana proveniente dalla periferia e non riescono a mantenere l’ordine pubblico.
I partigiani stampano 50.000 striscioni e nella notte del 17 tappezzano la città di volantini.
La mattina del 18 si fermano tutti gli apparati produttivi: le fabbriche, le botteghe artigiane, i negozi, i mercati rionali, ma anche le scuole, i tram, i treni, i servizi postali e telefonici. Viene anche sospesa l’erogazione del gas.
Solo alla Fiat gli operai rimangono in fabbrica per le minacce padronali.
Evidente è la solidarietà della popolazione: in Piazza Sabotino si forma un grande corteo con in testa numerose donne con bandiere tricolori e striscioni antifascisti. Parla un giovane meccanico in tuta da lavoro, per conto del Fronte della Gioventù.
Alle 11 le manifestazioni sono finite, ma la città mantiene per tutta la giornata un aspetto festoso: botteghe chiuse, tram fermi, la gente che a capannelli commenta la riuscita dello sciopero e lo smacco dei fascisti.
Amendola scrive entusiasta a Secchia, rilevando il successo conseguito.
La reazione fascista è blanda: pochi spari in corso Vittorio Emanuele. La repressione si concentra alla Fiat: Antonio Banfo, operaio dirigente alla Grandi Motori, viene arrestato e ucciso la sera stessa in Corso Vigevano. Il suo cadavere, insieme a quello del genero, è lasciato sulla porta della fabbrica.
Ma lo sciopero è una grande prova generale dell’insurrezione: il 19 aprile il Clnai dirama l'estremo monito ai tedeschi ed ai fascisti: “Arrendersi o perire!”.
FASE VI - Dal 09/04/1945 al 02/05/1945
Nord Ovest
L' insurrezione di Torino: saggio introduttivo, testimonianze, documenti, Guanda, Parma 1968
L’insurrezione in Piemonte, Franco Angeli, Torino - Milano 1987
Giovanni De Luna, a cura di, Torino in guerra 1940-1945, Torino 1995